(Tempo massimo di lettura 2'02''. Scritto ascoltando i Daft Punk con Stronger)
L'organo del Madison Square Garden non smette di suonare. Non che la notizia sia di dominio pubblico ma di solito, quando i sorrisi e il calore della gente si unisce a questo insolito e particolare strumento, vuol dire che New York sta andando. Lo sta facendo davanti ad una squadra, quella che di nome fa Denver Nuggets, fin troppo scontata e prevedibile per riuscire a riprendere in mano le redini del gioco come nel secondo quarto. Quello in cui tutto sembrava sotto controllo.
Gia', sono sicuro che questo faccia a faccia senza troppi giri di parole, sarebbe piaciuto anche ad "Ato" Gregori (clicca qui)
, ma "Ato" ha deciso di andarsene senza nemmeno lasciarmi il tempo di salutarlo per l'ultima volta.
Strana gente, questi maestri del basket che si nascondo dietro ad un tuttofare nelle palestre di provincia. Quelle delle borse valori, della borracce d'acqua che sembrano figlie di sponsor competitivi, sempre che quando l'ultimo esce dalla palestra, oltre a spegnere le luci controlli pure che nessuno abbia dimenticato qualcosa. "Ato", come coach Luciano Valerio, era anche questo. Due persone e una passione, quella della palla a spicchi, che ci spinge verso qualcosa di inusuale e fin troppo sincero per poter pensare solo al basket nella sua ennesima potenza. No, a volte una palla arancione e' anche uno strumento per mandare al diavolo l'arbitro con cui hai condiviso le scuole elementari, il compagno che ti ha fatto un fallo di troppo prima di chiarire il tutto davanti ad una birra che qui, questione di brand, non vendono al ritrovo all'angolo. Capita di mandarsi in malora, di cambiare idea nel corso di un'estate, di vincere e credere in chi non pensavi di credere e di accorgersi che dietro ad una lavagnetta bianca con penarello, non c'e' sempre l'amico santone che hai sempre pensato di stimare. Volendo ne capitano di tutti i colori, ma a volte, scopri e porti con te il ricordo genuino di due persone come loro. Persone con la quali hai avuto il coraggio di discutere, di confrontarti prima di capire che oltre a tutto, c'e' il rispetto per la persona.
Penso che io e "Ato" non ci saremmo mai scambiati una mail sulla falsa riga di sai, ho visto Allen Iverson e dopo quindici minuti di attesa con venti giornalisti pronti ad aspettarlo, ha detto no, stasera non parlo. Un'occasione perduta che ti fa ricredere, anche solo per un attimo, su questo personaggio fin troppo furbo, simpatico e geniale. Vederlo giocare anche dal pianeta luna del Madison Square Garden - i giornalisti internazionali sono stivati a ridosso dell'ultimo anello - e' uno spettacolo. No, l'ultima nostra mail e' stata una falsa riga del genere ma guarda tu questo Mitja Viola. Io che lo cercavo sui tabellini dell'edizione sportiva del lunedi' e lui mi scrive un blog da New York parlando degli assi Nba. Si', se ricordo bene era andata proprio cosi'. Un botta e risposta condito dal sono proprio contento per te, che adesso mi lascia l'amaro in bocca. Certo, tutto e' tremendamente piu' grande di noi, ma questa "Ato", insomma avrei voluto salutarti ancora una volta. Stringerti la mano in maniera sincera, e' sempre stato un piacere.
Ma indietro non si torna. Una frase che suona molto come il gong di campana abile a mettere tutti in riga. Dai piu' sensibili, ai piu' timorosi per finire con gli aneddoti di una Denver che in un certo senso mi ha deluso. Lo dico con l'aria tipica di chi, dopo aver dato l'ok ieri sera a tarda ora, ha perso il "pezzo" causa una connessione Internet che non funzionato. Lo dico con l'aria tipica di chi, dopo aver ascoltato con piacere per piu' di dieci minuti Carmelo Anthony, non ha visto giocare quel genio della pallacanestro che di nome fa Kenyon Martin(clicca qui).. Coach Karl, uno che bisognerebbe invitare a quel famoso tavolo quadrato e malandato dove i vecchi giocano a briscola per farsi raccontare la voce del verbo pallacanestro, ha deciso di lasciarlo a riposo. Indolenzimento muscolare, hanno poi raccontato negli spogliatoi, di fatto, piu' di qualcuno ha pensato alle vecchie ruggini tra il coach e l'ex asso dei New Jersey Nets. E a proposito di coach Karl, la cosa che mi ha colpito di piu' e' stata la chiaccherata a microfoni spenti con Chris Sheridan e qualche altro santone sul tema management sportivo delle squadre Nba. Che mi crediate o no, i quattro si sono scambiati delle opinioni piu' che civili sull'operare di Isiah Thomas cominciando dai giorni del licenziamento di Larry Brown. Una sorta di bilancio tra il dare e l'avere con di mezzo anche la solidarieta' per chi non ha potuto lavorare in pace.
Ma e' anche vero che a vedere questa Denver, a pensare all'audio intervista che pubblichero' domani con Carmelo Anthony, non potete far altro che segnarvi questo nome: Linas Kleiza. Ho ancora presente la serie di triple consecutive - piu' di dieci - che mise a segno lo scorso anno nel famoso pre partita della sfida finita in rissa. Mi fece una strana impressione e a vederlo scorazzare oggi, beh se matura e trova costanza, il vero ago della bilancia di questa squadra e' proprio lui. In mezzo a tutto questo talento che galleggia in mezzo ad una mediocrita' di classifica, serve sicuramente uno con le sue caratteristiche. E a proposito di ex debuttanti, mi sa tanto che Guido Bagatta mi deve un calice di quelli giusti da qualche parte qui a Manhattan. Niente di personale, ma un certo Renaldo Balkman ha fatto ancora una volta la fortuna dei Knicks. Se penso a quanti due anni fa si misero a ridere quando New York lo scelse chiamando la beffa, beh il profumo di un buon vino ti mette sempre a meta' strada tra il fare e il desiderare.
Di fatto, l'organo del Madison Squadre Garden non ha smesso di suonare fino a quel finale di partita a dir poco glorioso per questi Knicks. Se giocano cosi' se la giocano con tutti, poi vedremo. Vedremo perche' faccio una certa fatica a pensare a quelle note, a quelle sensazioni e non ricordare due persone che non ci sono piu'. Anche se tutto appare in maniera del tutto scontata o sin troppo retorica, mi piace pensare che una delle tante note erano anche per loro. Due stelle dal mandamento, due nomi che hanno lasciato qualcosa senza per forza passare dalla quinta strada, zona Nba store. No, qui la lega publicizza l'intervista via telefono con Marco Belinelli di dopo domani, venti minuti con domande pre registrate, la', dove il basket e' spesso sinonimo di cerca lo sponsor e tira avanti nonostante mille difficolta', le interviste con i giornali le vanno sempre al telefono, a meno che non si vada a trovarli in palestra nel dopo partita. Spesso il risultato di una domenica e' quello che vale il sorriso e il sacrifcio di una settimana se non addirittura di un'intera estate, ma penso che sia tutto piu' forte e piu' grande di noi. Se qui siamo, se qualcosa hanno e abbiamo lasciato, beh un perche' e' sempre facile da trovare. Ovunque siate, in bocca al lupo e buon viaggio. Qui, uno dei tanti, non puo' che ringraziare per quello che ci avete lasciato.
Cosa manca, per ascoltare i contributi audio dal mondo Nba, (clicca qui). Per le solite mail: profumodivaniglia@gmail.com.
Mitja Viola
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