Monday, November 12, 2007

I Boston Celtics: primi si nasce o si diventa?

Avrei voglia di lasciarmi andare come ho fatto nei giorni migliori, ma e' anche vero che il corri e tira degli ultimi giorni, mi ha sicuramente preso in contropiede. Tra il dire e il fare allora, ecco questi Boston Celtics. Una squadra fin troppo importante e citata per essere riassunta con l'appellativo di formazione del momento, di fatto, senza togliere nulla a nessuno, quando dicono che si tratta della numero uno nel ranking di novembre, beh non ho dubbi.
Lineare, decisa, concreta e fin troppo talentuosa per lasciare qualcosa al caso. Contro i Nets di sabato e' stato un gioco al gatto e al topo durato quaranta minuti anche se, non mi stanchero' mai di ripetere che i Nets di queste prime settimane, non sono certo quelli definitivi. Le rotazioni dei lunghi sono ancora in fase di rodaggio, Giasone non corre e forse, l'unica nota positiva arriva da questo Antoine Wright che si sta dimostrando molto, ma molto utile.
E' anche vero che dove finisce il momento si' dei Celtics, ci sono le motivazioni di un gruppo, quello che nella fattispecie e' sceso in campo sabato nel New Jersey, che ha fatto i conti con le forti emozioni portate dalla scomparsa del padre di coach Doc Rivers. "Abbiamo giocato per lui e per noi - ha spiegato KG negli spogliatoi in conferenza stampa assieme a Paul Pierce - sapevamo quanto fosse importante e alla fine abbiamo dimostrato di essere una squadra. Credetemi non e' stato facile per mille e un motivo, ma ci siamo riusciti". "E' una vittoria molto importante - gli ha replicato il capitano - perche' non sappiamo ancora quali sono i nostri limiti. Man mano che affrontiamo una situazione diversa del tutto nuova rispetto alla nostra esperienza, ci rendiamo conto di come rispondiamo, di come reagiamo a delle situazioni sicuramente degne di nota. Tutti si aspettano cose particolari ma forse, l'unica cosa che conta e' che abbiamo giocato molto bene contro una squadra di tutto rispetto come i Nets".
E allora sotto con un Doc Rivers molto emozionato. "Non e' stato per nulla facile - ha spiegato il coach - sono senzazione uniche che in un certo senso vanno provate. Sono contento per come la squadra ha reagito, per come hanno dimostrato di essere presenti anche in una situazione non facile come questa. Poi, se oggi sono venuto qui ad allenare e' solo merito di mia madre che mi ha detto tranquillamente: Doc lascia Chicago e vai in panchina".
Insomma, dei Celtics presenti, attenti e vincenti. "Non e' mai una questione di basket o di vita - ha infine concluso Ray Allen - e' sempre e solo una questione di vita. La squadra ha giocato, abbiamo dimostrato di andare oltre a certe situazioni che ti aiutano a diventare squadre e tutti hanno portato il loro contributo. New Jersey e' una delle migliori a Est, ma noi siamo ancora imbattuti".
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